Bugie su Almirante: dal Pd ignobili accuse al leader missino in Senato. Balboni: “Fango e ignoranza”

Il tentativo di infangare il nome di Giorgio Almirante da parte del senatore del Pd Dario Parrini è stato ignobile. “Fango puro” commenta il senatore di FdI Alberto Balboni. Sono riecheggiate in Senato accuse infondate e strillate in maniera vergognosa. Almirante stragista, golpista, antidemocratico. L’aula di Palazzo Madama non meritava di udire considerazioni squallide come quelle che sono risuonate.  Lo spoloquio delirante è nato dopo che il senatore emiliano, a capo della commissione Affari costituzionali della Camera, è intervenuto ricordando la lezione del segretario dell’Msi: a commento del voto positivo a Palazzo Madama sull’autonomia differenziata.

Accuse vergognose su Almirante in Senato. Balboni: “Fango puro”

Giorgio Almirante vide il rischio che si potesse arrivare alla secessione- ha  rintuzzato le isterie della sinistra- . Parlò dieci ore in occasione della istituzione delle Regioni a statuto ordinario”. “Vide il rischio che dal centralismo dello Stato si passasse a 15 centralismi bonsai”. E dette “un contributo a cui tutta l’Italia dovrebbe rendere onore, pensava a un regionalismo federale, fu un grande uomo”. E ha aggiunto che “chi ha avuto come leader Almirante non può tradire l’unità del Paese. “Chi viene da questa storia non può rinunciare né all’unità nazionale, né al sentirsi italiano in qualsiasi parte dell’Italia abiti”. Per Balboni Almirante ha contribuito “a quel processo di pacificazione nazionale indispensabile, specialmente nei momenti difficili, per garantire la coesione sociale in qualsiasi Nazione”.

Scintille su Almirante tra Balboni e Parrini: il dem al delirio

Una pacificazione della quale si è dimostrato del tutto indegno il senatore del Pd Dario Parrini. Al quale è partita la brocca. Almirante ” difensore della democrazia, come dice lei? Credo sia un errore: nel 1970 ci fu il Golpe Borghese;  nel ’72 il Msi portò in parlamento Ciccio Franco e Mario Tedeschi, tra i finanziatori della strage di Bologna”. Accuse gravissime e destitute di fondamento. Lo sproloquio è proseguito: “Nel 1972 tre carabinieri furono uccisi a Peteano, e solo una amnistia salvò Almirante dall’accusa di favoreggiamento”. Poi tocca il ridicolo assicurando “che stiamo parlando di fatti incontrovertibili”. Non è vero. “E’ fango puro, sono falsità”, si sfoga con noi Balboni. Rintuzzando una per una i fantomatici “capi d’accusa” che il dem tira fuori contro ogni veridicità storica.

Balboni: “Con il golpe Borghese Almirante non c’entra nulla: gli ripugnavano le scorciatoie”

Cominciamo col dire che se Almirante fosse stato tutto ciò di cui il senatore dem lo accusa, ci dovrebbe spiegare come mai una donna delle istituzioni come Nilde Iotti, allora presidente della Camera, rese omaggio alla sua salma. Si va a dare l’estremo saluto a uno stragista e golpista? Si trasmettono in diretta Rai le esequie di uno descritto come il ricettacolo di tutti i mali? Ridicolo. “Col golpe Borghese Almirante non c’entra nulla”, dice Balboni-. Non c’è nulla agli atti, è fango puro. Tra l’altro, l’ipotesi golpista si colloca agli antipodi del pensiero almirantiano. Lui era contro ogni ‘scorciatoia’, gli ripugnavano: perché credeva profondamente nella  dialettica democratica. Tra l’altro, l’Italia dovrebbe essergli grata per avere guidato una comunità verso questo percorso democratico e istituzionale”. Ricordiamo a tal riguardo i tanti scritti dedicati da Almirnte alle riforme istituzionali.

Su Peteano gli storici Baldoni e Gennaccari smontano le accuse

Molto gravi e “false” da parte di Parrini le accuse ad Almirante sulla strage di Peteano. Il senatore dem ignora del tutto  – essendosi fermato all’amnistia – “che il processo proseguì ed arrivò a sentenza nel 1989. Quella sentenza- ricorda Federico Gennaccari che con Adalberto Baldoni ha scritto volumi su volumi sulla storia della Destra-  ha fatto cadere completamente l’accusa nei confronti di Almirante. Come spiega bene Baldoni  in “Destra senza veli”:

Su Almirante teoremi andati in frantumi

«L’accusa di favoreggiamento contro Almirante, allora segretario  del Msi-Dn, e contro Eno Pascoli, allora segretario provinciale missino di Gorizia, si basava sul trasferimento in Spagna di 34 mila dollari da parte di Pascoli per consentire a Carlo Cicuttini, ritenuto il ‘telefonista’ della strage, di effettuare una operazione alle corde vocali. Gli accertamenti processuali del 1989 hanno dimostrato che il trasferimento di denaro in Spagna era connesso con la professione di avvocato di Pascoli; che Almirante non era al corrente di tale trasferimento perché esso non “era riferibile alle attività politiche dello stesso Pascoli”; che “a Cicuttini non è mai stata effettuata alcuna operazione alle corde vocali” e che “la lettera con la quale Cicuttini avrebbe chiesto ad Almirante un aiuto finanziario non è in realtà mai esistita”». Teorema andato in frantumi. Il senatore del Pd non legge, non si informa, fa figuracce e infanga senza ritegno.

Figuraccia  Pd, il senatore racconta balle e i colleghi applaudono

I due storici confermano che il nome di “Ciccio Franco non risulta proprio nella strage di Bologna”. E quanto a Tedeschi “è stato tirato in ballo da morto”. Alla faccia del garantismo, commenta Balboni. Poi il senatore del Pd ha toccato il ridicolo: “Almirante in quegli anni aveva simpatia per Pinochet, per i colonnelli in Grecia“. Balboni è sconcertato: “Noi che lo abbiamo frequentato non abbiamo mai udito pronunciare parole simili: mai sentito parlare di simpatie verso queste figure. Chissà dove ha letto queste cose…”. Il fatto è che il Pd è alla frutta e non guarda in faccia nessuno, neanche i defunti. Per questo applaudono il collega senza cognizione di causa. Squallore.

7 Gennaio 1978 Franco , Francesco e Stefano

Riportiamo il discorso tenuto da Giorgio Almirante il 10 gennaio 1978 alla Camera dei deputati . Come sempre le sue non sono parole di vendetta ma di pacificazione nazionale

“Questa atmosfera di rispetto, in molti casi di sincero cordoglio, che il martirio di tre giovani di destra ha determinato, rende meno arduo il mio compito; che è pur sempre difficilissimo, perché si tratta di comprimere e di reprimere stati d’animo, pur legittimi e comprensibili, sentimenti, risentimenti; per nobilitare e responsabilizzare questa discussione, come comandano i giovani puliti e cari che sono morti per la libertà di tutti, come comandano i loro familiari, dalle labbra dei quali non è uscita la minima invocazione alla vendetta, ma una chiara, ferma, severa, richiesta di giustizia e di pace: la richiesta, soprattutto, che da questo sangue altro sangue non esca, la richiesta che sia finalmente rotta la spirale dell’odio e della guerra civile. A questo punto il discorso che occorre fare è il discorso delle responsabilità, passate, presenti e future; il discorso delle responsabilità morali e civili, delle responsabilità politiche, delle responsabilità esecutive, sia in termini di prevenzione che di repressione”.
“Le responsabilità civili e morali sono le più gravi, perché nel tempo hanno determinato e aggravato le altre. Oggi, al cospetto di questo triplice crimine, tutti o quasi si inducono a parlare di pace e a smettere la propaganda dell’odio. Ma quanti parlavano tale linguaggio, sereno e responsabile, fino a qualche giorno fa? Quanti tra voi, quanti tra noi tutti, hanno veramente contribuito nei mesi e negli anni passati a disintossicare l’atmosfera, a educare alla pace e alla comprensione le giovani generazioni? Io non mi voglio presentare in veste di giudice; ma in veste di testimone sì, ho il diritto di farlo, perché da trent’anni non partecipo e non partecipiamo alle responsabilità e nemmeno alle possibilità del potere. Invece, quale gravame di responsabilità morali pesa su coloro che hanno gestito il potere a tutti i livelli, su coloro che hanno controllato e controllano la radio, la televisione, lo spettacolo, la scuola, il sindacato, la stessa cultura! Persino in questi giorni la radio e la tv sono state faziose, rifiutando di dare per esteso le nostre comunicazioni, che pure erano intese a placare gli animi, rifiutandomi la possibilità di lanciare un appello ai giovani nel nome della pace! Persino in questi giorni è stata chiusa e faziosa la scuola, nelle responsabilità politiche di vertice, non dando ascolto alla nostra richiesta di proclamare un giorno di lutto nelle scuole, in memoria dei giovani assassinati, di tutti gli studenti assassinati. D’altra parte lei stesso, signor ministro dell’Interno (Francesco Cossiga, ndr) ha parlato il 6 ottobre, nell’aula di questo ramo del Parlamento, il linguaggio dell’odio, della provocazione, della istigazione a delinquere contro la nostra parte, contro i nostri stessi giovani, e anche il linguaggio della calunnia, tanto è vero che i ragazzi che lei ha mandato in galera per quei fatti non debbono più rispondere di omicidio, né di concorso in omicidio, né di concorso morale in omicidio, né di rissa ma soltanto di presunti reati politici e di opinione”.
“Quanto alle responsabilità politiche, voi tutti avete costituito in questi ultimi mesi un regime, perché avete tentato di appropriarvi delle guarentigie costituzionali. La logica dei regimi, di qualunque colore essi siano, è la discriminazione; e con la discriminazione la violenza, e con la violenza l’odio e la spinta verso la guerra civile. Ora siete in crisi; e allora: o lo sbocco della crisi sarà ancora il patto a sei, il compromesso storico allargato, e in tal caso dovrete tener conto del fatto che noi siamo la opposizione; e che il tentativo di criminalizzare o di soffocare o comunque di discriminare la opposizione in quanto tale equivale alla riapertura di quella spirale dell’odio e della vendetta che in questi giorni dite di voler spezzare; o lo sbocco della crisi sarà il fallimento del compromesso storico e del precedente patto a sei, e allora non si dovrà parlare di governo di emergenza ma di governa di salute pubblica nazionale; cioè di una formula di reggimento del paese che non escluda alcuna componente, non già in termini di partecipazione alla maggioranza, al governo o al sottogoverno, e alle conseguenti lottizzazioni, ma in termini di corresponsabilizzazione, e quindi di pacificazione nazionale, come noi la vogliamo e la intendiamo. Ciò significa che la pacificazione nazionale, la salvezza della Nazione, non si può realizzare senza o contro i nostri ragazzi, senza o contro la nostra famiglia umana…”.