Lettera a un elettore che si sente tradito

Marcello Veneziani  La Verità (5 agosto 2022)

Caro Andrea, non sei il solo ad aver scritto dopo il mio invito a preferire nel voto il centro-destra ma senza farsi alcuna illusione. Alcuni hanno criticato la freddezza dell’appello, l’assenza di fiducia e di entusiasmo; altri, diciamo i più, hanno criticato all’opposto l’idea di sostenere leader e partiti che li hanno già delusi profondamente e non vogliono turarsi il naso e scegliere il male minore. Tu sei tra questi e le ragioni del tradimento che denunciate sono ormai note: in tema di vaccini e green pass, in tema di guerra e allineamento alla Nato, in tema di annacquamento e genuflessione ai poteri, in tema di storia, fascismo, inciuci e si potrebbe continuare.

Non entrerò nel merito dei temi sollevati, e su molti di questi ho già espresso dissensi piuttosto chiari. Ma il tema è più generale, non riguarda le singole questioni ma l’attitudine, la predisposizione con cui si affrontano le situazioni. Diciamo subito una cosa: se la Meloni, o per altri versi Salvini, avesse tenuto fede alla linea che tu, voi, gli attribuite o chiedete di seguire, avrebbe salvaguardato appieno la sua coerenza ma avrebbe probabilmente la metà dei consensi e nessuna possibilità di governare. I poteri non scherzano, e mai acconsentiranno ad avere un governo in rotta radicale con le loro linee di fondo. Non facciamoci illusioni. Certo, ci sono compromessi e compromessi, al ribasso o di alto profilo, lucidi o codardi. Ma i compromessi sono necessari, mettiamocelo in testa. Altrimenti non resta che la rivoluzione; impraticabile, inconcepibile e con esiti rovinosi.

Dalla politica dovete decidervi cosa volete: testimonianza o governo. Se deve solo testimoniare un’idea, un programma di propositi, una ferrea coerenza, allora mettetevi l’anima in pace, non avrà mai la possibilità di governare. Opposizione in eterno. A voler trovare un precedente, pensate alla storia del Msi, quasi mezzo secolo all’opposizione; pura testimonianza, senza mai possibilità di governare o allargare i consensi. Se pensate invece che compito del politico non sia quello di testimoniare ma di governare, allora la strada purtroppo è quell’altra e passa dai compromessi, le ibridazioni, le alleanze. E se tutto ciò non vi piace, statevene alla larga, come faccio io.

Non si tratta di essere idealisti o cinici, votarsi alla testimonianza o alla carriera. Il discorso è più complicato. Per cominciare c’è pure chi campa sugli idealisti, mette a profitto la voglia altrui di testimonianza e magari costruisce la propria carriera politica sulla dedizione e l’idealismo di chi li vota. Così come chi vuole incidere nella realtà e provare a governare e a cambiare quel che c’è da cambiare, può scegliere di farlo cancellando totalmente gli ideali da cui era partito e votarsi cinicamente al potere. O invece può tentare di calare gli ideali nella realtà, cercare di renderli compatibili, accettare un tasso di rinunce, cedimenti e compromessi per salvare però alcune posizioni considerate non negoziabili, i punti fermi. C’è pure un’etica nei compromessi e un’etica del governare, ed è nel rapporto che si riesce a stabilire tra la realtà e le aspirazioni, tra le promesse e le realizzazioni, tra i valori e l’agire efficace. E questo è commisurato non solo alla volontà e alle buone intenzioni ma anche alla forza che si dispone per imporre o affermare le proprie istanze. Più si è forti e meno si cede ai compromessi. Dura legge della politica e dei rapporti di potere, che sono sempre rapporti di potenza.

Voi pensate davvero che chi non si piega a questi compromessi abbia poi la forza per imporre la sua linea a un establishment così vasto, ostile e potente, interno e internazionale? Tenteranno di farli fuori, con ogni mezzo, prima che arrivino al governo. Poi tenteranno di pressarli, minacciarli, condizionarli per renderli docili e dunque disposti a cedere e a farsi guidare; o renderli impotenti, cioè privati della forza per sostenere le loro linee. In ogni caso proveranno a devitalizzarli, a anestetizzarli. Se non lo sono già…

Immaginate davvero possibile andare al governo e criticare la Nato, gli Usa, l’Ue, la Bce e le sedi dei poteri che contano? Immaginate davvero possibile che si possano sostenere stando al governo, questioni di principio e di identità su alcuni nodi storici, civili, sociali, giuridici? Pensate davvero che si possa cambiare, svoltare, fare gli spavaldi, sottrarsi agli obblighi e agli inchini o non piuttosto ingoiare bocconi, alzare la zampa quando lo dicono i domatori? No, non è possibile, ci vorrebbero giganti. Personalmente smisi di pensarlo già a diciott’anni. E smisi di puntare sulla politica o riporvi grandi aspettative.

Si tratta di accontentarsi di molto meno, non dico niente, ma poco. Accontentarsi di non avere ancora gli stessi di ora a comandare, almeno non tutti gli stessi. Già rimuovere dem, sinistre e grillini dal potere sarebbe un gran risultato. Già vedere i loro adulatori e vassalli con la coda tra le gambe sarebbe una bella soddisfazione. Di più non si può pretendere da un voto adulto, maturo.

Chi ama testimoniare la fedeltà e la coerenza non deve rivolgersi alla politica; può coltivare quei principi nel foro interiore o tra selezionate e ristrette comunità, cenacoli e tribune, oltre che in letteratura e nel mito. Ma non si illuda che ciò possa avvenire in politica: anche cambiando continuamente vettori, passando di illusione in delusione, non arriverete mai a trovare il Leader o il Partito Ideale che vince le competizioni politiche e va a governare mantenendo illibata la sua purezza. I puri restano tali se perdono o non esercitano; vincendo e praticando perdono la purezza. Se tutto questo non vi piace, ripeto, state alla larga dalla politica. O se siete realisti, abbiate minimi contatti con la politica. Lo stretto necessario, poche aspettative e minime pretese.

 

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