QUIRINALE

Siamo già entrati da una trentina di giorni in quello che viene chiamato “semestre bianco”, ovverosia i sei mesi che precedono l ‘elezione del nuovo Presidente della Repubblica al termine del settennato in cui è stato in carica Sergio Mattarella. Il figlio dell’ex leader della democrazia cristiana siciliana Bernardo Mattarella (l’uomo che sponsorizzò l’ascesa a sindaco di Palermo del discusso Vito Ciancimino), venne eletto dopo quattro votazioni svoltesi fra il 29 ed il 31 gennaio del 2015. La sua proclamazione ufficiale ed il suo giuramento come Presidente ebbero luogo il 3 febbraio alla presenza di quasi tutti i suoi familiari tranne un fratello, Nino, che, non si capisce per quale motivo, non viene mai citato nelle cronache giornalistiche al contrario del fratello Piersanti ucciso dalla mafia in un agguato a Palermo nel 1980.
Ancora non è stata stabilita la data precisa delle votazioni che si svolgeranno comunque in seduta congiunta Camera Senato ai quali rappresentanti si aggiungeranno quelli delegati dalle Regioni. E’ probabile che venga scelta proprio la giornata del 3 febbraio, quando Mattarella prestò giuramento, e mentre nelle prime tre votazioni verrà richiesta una maggioranza dei due terzi dei votanti, dalla quarta in poi sarà sufficiente quella semplice. Fra le ipotesi sul tappeto vi è anche da considerare, come già è avvenuto per Giorgio Napolitano, che qualcuno proponga un bis nell’incarico per l’attuale Presidente anche se il primo a smentire questa possibilità è proprio lui.
L’altro nome che, fino al voto delle recenti amministrative, andava per la maggiora è quello dell’attuale Presidente del Consiglio Mario Draghi che ben presto verrà anche giudicato meritevole del premio Nobel per la pace, possibile primo astronauta italiano a scendere su Marte, unico uomo mondiale in grado di occuparsi in maniera proficua di clima ed ambiente e visto che siamo in Italia e lo sport conta, anche prossimo allenatore della nazionale di calcio dopo Mancini. Peccato sia anche la persona che, insieme ad Andreatta e Prodi, si battè maggiormente per le privatizzazioni e la svendita all’estero delle più importanti società italiane, la stesso che venne ospitato sul Britannia ormeggiato a Civitavecchia insieme al faccendiere Soros e al comico Beppe Grillo per parlare della situazione economica italiana ( a quale titolo sia stato invitato il saltimbanco ligure ancora ce lo devono spiegare), il fine cervellone che per aiutare l’attuale governo a navigare negli scogli infidi della politica italiana ha ritenuto necessario imbarcare personaggi come l’ex commissario straordinario all’emergenza covid, Domenico Arcuri , accusato di corruzione, peculato ed abuso d’ufficio per la vergognosa storia delle mascherine acquistate dalla Cina tramite il faccendiere ed ex giornalista rai Mario Benotti, e la strenua paladina dei diritti del lavoratori l’ex ministro Elsa Fornero. Grazie al supporto di quest’ultima si andrà in pensione minimo a settanta anni compiuti e con 45 anni di contributi buttandoci finalmente alle spalle l’odiosa quota cento. Per entrambi, alla faccia dei pensionati al minimo, sono stati stanziati lauti compensi perché è giusto che i sacrifici li facciano gli altri mentre continui il “bengodi” per chi ha sempre avuto le mani in pasta.
A favore di un SuperDraghi alla Presidenza della Repubblica si sono schierati immediatamente sia il leader della Lega Matteo Salvini che la sua omologa Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia. Per salire al Quirinale Draghi dovrà lasciare vuota la poltrona di Palazzo Chigi e questo porterà dritti dritti a seguire la strada delle elezioni anticipate perchè sarà difficile se non impossibile trovare un personaggio che sia gradito alla maggior parte dei partiti che siedono in Parlamento per continuare a governare un paese senza rivolgersi alle urne. E’ vero che i precedenti di Monti, Renzi, Conte , Draghi stanno lì a dimostrarci esattamente il contrario ma è altrettanto vero che a furia di tirarla la corda si spezza.
In questa situazione il Pd si pone in una cauta posizione di attesa ed il segretario Enrico Letta ha assicurato che di Quirinale si parlerà soltanto dopo le festività natalizie. Ancora più mellifluo il vero uomo-ombra del Pd, Goffredo Bettini che, parlando dell’ipotesi Mario Draghi, non ha esitato ad affermare: “Non vorrei che Draghi, per uno sfortunato combinato disposto, ossia, non fa il capo dello Stato e poi fanno cadere il suo governo, scomparisse dalla scena politica italiana. Sarebbe un disastro”. Il pensiero è andato immediatamente alle votazioni del 2013 quando Romano Prodi, che era il candidato del Pd, venne impallinato da cento franchi tiratori provenienti proprio dal suo gruppo.
Ancora una volta a tirare nascostamente i fili di quello che potrebbe essere lo scenario delle votazioni di febbraio non manca l’apporto del mai domo Silvio Berlusconi che, in questi giorni, è anche uno dei più strenui sostenitori e difensori del governo Draghi.
Nonostante gli acciacchi (orma entra ed esce dagli ospedali italiani ed esteri con una velocità impressionante anche se non è sfuggito ai più che questo spesso capita in occasione della celebrazione di processi a suo carico) ed il peso delle numerose primavere (fortunatamente per lui ha spento già per 85 volte le candeline del suo genetliaco) Silvio Berlusconi ha sempre religiosamente conservato la speranza di finire la sua carriera sul gradino più alto del Colle come autentico “Padre della Patria”. Visto che i suoi predecessori non hanno sicuramente dimostrato di essere dei luminari della politica, della democrazia e del buon gusto (basta citare il fatto che per almeno due di loro sono ancora consultabili gli articoli pubblicati sull’Unità in cui si esaltava l’ingresso dei carri armati sovietici in Ungheria e l’uccisione di chi osava ribellarsi al terrore comunista) si deve essere prefisso l’idea di togliersi quest’ultima soddisfazione. E’ per questo che, anche recentemente , non ha esitato a dichiarare: “Draghi sarebbe sicuramente un ottimo Presidente della Repubblica ma mi chiedo se il suo ruolo attuale, potendo continuare nel tempo, non porterebbe maggiori vantaggi al nostro Paese”
Sicuramente non gli manca l’abilità nello sgusciare come un’anguilla e la facilità nel convincere le persone, basti ricordare quando ,nel 2010, 314 parlamentari italiani votarono in aula che Ruby era la nipote del Presidente egiziano Mubarak e che le sette telefonate fatte da Berlusconi alla Questura di Milano erano esclusivamente dovute al suo ruolo di Stato nei confronti della nipotina di un uomo con un ruolo importante nel Mediterraneo.
Del resto l’ex direttore di Panorama ed attuale parlamentare di Forza Italia, Mulè, non ha esitato nel dire di essere soddisfatto perché, dopo dieci anni, Berlusconi è stato assolto dall’accusa di aver corrotto i testimoni del processo Rubi ter. “Sono convinto che abbia un credito enorme con l’Italia, la legittimazione alla Presidenza della Repubblica sarebbe un minimo risarcimento per quello che ha subito. Io lo voterò convintamente quando ce ne sarà la possibilità, argomentandolo dal punto di vista storico, attuale , politico “.
Chissà se Mulè, attento giornalista, si sarà reso conto che , solo pochi giorni dopo, la Cassazione ha definitivamente confermato la sentenza di condanna a due anni e dieci mesi per l’imprenditore pugliese Giampaolo Tarantini accusato di aver reclutato escort, negli anni che vanno dal 2008 al 2010, e averle portate nelle residenze proprio di Silvio Berlusconi
In effetti nella vita ti può capitare di tutto ma di fronte a certi avvenimenti quello che si richiede è almeno un po’ di buon gusto. Soprattutto a chi pensa di poter essere scelto quale Presidente di tutti gli italiani. Certe volte ritirarsi in buon ordine evita almeno di fare brutte figure.
Roberto Rosseti.

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